La guerra in Ucraina e le sanzioni alla Russia potrebbero avere conseguenze sul mercato immobiliare ma la crescita registrata nel 2021 fa sperare che gli effetti negativi si possano mitigare. Preoccupazione ma anche cauto ottimismo dall’Osservatorio sul Mercato Immobiliare di marzo 2022 presentato da Nomisma, che analizza l’andamento delle principali città italiane. La domanda abitativa precedente la guerra in Ucraina, spinta dalle nuove esigenze abitative post-pandemiche, mitiga in parte le apprensioni degli operatori del settore.
Prezzi delle case e compravendite: le previsioni fino al 2024
Nomisma ha rivisto le previsioni sull’andamento del mercato immobiliare da qui al 2024. Se prima del conflitto in Ucraina la previsione delle compravendite a fine 2022 era di 736 mila, ora la stima è corretta a 672 mila. Le erogazioni di mutui, previste a 68 miliardi di euro, sono ora ridimensionate ad una stima di 60,4.
In generale le previsioni sulla crescita del Pil italiano, che era del 3.9 per cento per il 2022 e del 2,4 per il 2023, sono state corrette rispettivamente a 2,9 e 1.8. L’inflazione, inizialmente prevista al 3.6 per cento nel 2022 e all’1,6 per cento nel 2023 viene ritoccata al 6 per cento nell’anno corrente e al 2.2 per cento nel 2023. Il che potrebbe rappresentare un problema per il valore delle case, dal momento che invece ele previsioni di crescita sui prezzi vedono un sostanziale stallo: da uno scenario precedente che vedeva una crescita dei prezzi dell’1.7 per cento nel 2022 e 2023 e dell’1,7 per cento nel 2024, ora si passa a un +0.9, +0.8 e +0.7 per cento per i tre anni. Questo, in uno scenario in cui l’inflazione è in grande risalita, rischia di erodere il valore dell’investimento immobiliare. Il tutto considerando che dal 2008, secondo Nomisma, il prezzo delle abitazioni ha perso in media un 21 per cento per le abitazioni nuove e un 25 per cento per le abitazioni esistenti.
Gli effetti della guerra in Ucraina sul mercato immobiliare
Quali saranno gli effetti della guerra in Ucraina sul mercato immobiliare? “Il mantenimento degli straordinari livelli transattivi raggiunti al termine del 2021, che fino a qualche settimana fa sembrava lo scenario più verosimile, appare oggi una prospettiva ottimistica”, si legge nel rapporto. “Nonostante il settore residenziale abbia recentemente dimostrato una straordinaria capacità reattiva, il secondo shock in meno di un biennio, non accompagnato da un adeguato dispiegamento di risorse finanziarie aggiuntive e da una politica monetaria marcatamente accomodante, potrebbe determinare un nuovo ridimensionamento”.
Quindi, nonostante il contesto di crescita, la fiducia di famiglie e imprese rischia di farsi negativa. Prima dello scoppio della guerra, le intenzioni di acquisto erano alte, sui massimi da 15 anni, ma il timore è che l’attendismo nel concretizzare effettivamente la compravendita faccia perdere un po’ di spinta nei prossimi mesi.
Mutui per acquisto casa ed effetti della guerra in Ucraina
Non cambierà, secondo il Ceo di Nomisma Luca Dondi, la dipendenza da mutuo per l’acquisto di casa, che anzi trarrà ulteriore forza, ma costituirà un ulteriore preoccupazione perché non si sa come le banche come si porranno alla luce della loro esposizione ad asset a rischio, che potrebbe creare maggiore selettività nel concedere credito.
Ad oggi, spiega Dondi, non ci sono segnali preoccupanti anche nella domanda di credito ma non abbiamo ancora conto di un calo che altri indicatori iniziano invece ad evidenziare, come la flessione delle domande di finanziamento evidenziate dal barometro Crif, che potrebbe rappresentare un segnale di rallentamento anche delle compravendite di casa.
Dondi aggiunge che la discriminante non sia tanto la situazione dei tassi in risalita, perché in ogni caso restano più bassi di qualche anno fa; si tratta invece di autoselezione della spesa, che può ostacolare la concretizzazione dell’interesse all’acquisto di casa alla luce di altri elementi.
Nessun allarme per Nomisma anche dal punto di vista del deterioramento del credito anche se ci sono segnali di inadempienze probabili e finanziamenti scaduti che negli ultimi mesi sono in crescita e che potrebbero appesantire la situazione alimentando la eventuale prudenza delle banche.
Gli effetti della guerra sull’economia italiana
Secondo Nomisma gli effetti della guerra sull’economia italiana “sono ancora difficili da quantificare, ma il palpabile attendismo di queste settimane prevedibilmente si tradurrà in una perdita in termini di crescita del PIL non limitata a qualche decimo di punto percentuale”.