Nelle scorse settimane lo United States Trade Representative ha avviato una consultazione pubblica su un elenco di prodotti italiani la cui importazione negli USA potrebbe essere oggetto di un dazio addizionale fino ad un massimo del 25%.
Il provvedimento si inserisce nell’indagine avviata lo scorso anno ai sensi della Section 301 del Trade Act del 1974 a seguito dell’adozione nel nostro sistema fiscale di un sistema di tassazione sui servizi digitali, ritenuto dall’allora amministrazione Trump discriminatorio nei confronti delle società americane operanti sul web.
Le categorie merceologiche più interessate riguardano il comparto moda (abbigliamento, pelletteria, calzatura, occhiali), ma sono presenti anche alcuni codici doganali relativi al settore alimentare (acciughe e caviale) e a quello cosmetico-profumeria.
In allegato è disponibile l’elenco completo come pubblicato sul Federal Register statunitense.
La lista è sottoposta ad un periodo di consultazione con la raccolta di commenti scritti da parte di imprese americane o basate negli USA e la possibilità di partecipare ad una audizione pubblica virtuale fissata il prossimo 5 maggio; le scadenze per iscriversi all’audizione e l’invio di commenti sono rispettivamente fissate al 21 e 30 aprile.
Di regola le istituzioni UE sconsigliano alle imprese europee di partecipare direttamente a questo genere di consultazioni, essendo esse rivolte prevalentemente a operatori statunitensi.
Dalle interlocuzioni che Confinustria ha avuto in questi giorni con il Ministero degli Affari Esteri, anche a valle della recente visita del Ministro Di Maio a Washington, è emerso come l’avvio della consultazione sia stata autorizzata dalla nuova amministrazione statunitense per evitare di incorrere nella scadenza dell’intera procedura, prevista per legge ad un anno dal suo avvio.
Da parte USA si è tenuto a sottolineare la portata automatica del provvedimento ed a chiarire che, una volta completati gli adempimenti tecnici necessari ad evitare la scadenza, le tariffe verranno congelate in attesa dell’esito del negoziato in sede OCSE, che stiamo seguendo direttamente attraverso i nostri esperti con la partecipazione ai competenti gruppi di lavoro di Business at the OECD, l’organo consultivo di rappresentanza industriale presso l’OCSE.